Con questo progetto,vogliamo
presentare le differenze,ma soprattutto le somiglianze, tra le case romane
nell'età repubblicana e le case italiane dei giorni nostri. Ovviamente il
nostro lavoro è indirizzato soprattutto ai giovani,che da sempre,si sono
ritagliati uno spazio all'interno della casa. Attraverso diversi documenti
abbiamo analizzato la vita dei giovani romani di un tempo e quella dei giovani
d'oggi,all'interno della casa e non; arrivando alla conclusione che non siamo
completamente diversi,ma piuttosto,per molti aspetti,abbiamo riscontrato molte
cose in comune.
La casa romana ieri e oggi
La distinzione fra Patrizi e Plebei
all'interno della popolazione romana è molto discussa: a lungo si era pensato
che i Patrizi fossero i nobili, in contrapposizione ai meno abbienti che
costituivano la plebe; oggi si preferisce ritenere che patrizi e plebei fossero
due "categorie" indipendenti dalla nobiltà di stirpe. I Patrizi erano
gli unici ad avere l'accesso al potere, in virtù del fatto che erano i soli a
poter prendere gli auspicia. Populus e plebs - in origine distinti, come abbiamo
osservato in precedenza - finirono per essere identificati, in contrapposizione
al gruppo dei patrizi. Nel frattempo si andava diffondendo la pratica del
clientelato, attraverso il quale la plebe poteva essere facilmente controllata
dai patrizi ed essere dunque usata come strumento politico.
La plebe presenta dunque il carattere di una
popolazione essenzialmente urbana e, essendo giunta a Roma in un secondo
momento, vive nei quartieri periferici di Roma (Quirinale,Viminale,
Aventino,Campidoglio, Velabro),mentre il vecchio settimonzio è abitato dalla
gentes orginarie.
I giovani patrizi non avevano mai modo di
relazionarsi con i ragazzi plebei, né durante la giornata scolastica perché i
più ricchi spesso studiavano a casa con l’aiuto di un insegnate chiamato
grammatico.I giovani plebei per mancanza di denaro non potevano finire gli
studi.
I patrizi spesso godevano di un’istruzione
maggiore perché in seguito sarebbero andati a ricoprire cariche importanti come
quelle di senatore o addirittura console. Mentre i plebei fino ad allora non
potevano neanche avvicinarsi a questo genere di occupazione.
Gli argomenti in comune non erano molti,dato
anche la differenza di privilegi, a volte i giovani plebei non si sentivano
neanche all’altezza dei patrizi. Come sappiamo fino ad allora erano anche
proibiti i matrimoni tra queste due classi.
Oggi come ieri esistono i quartieri in tutte
le città, il dislivello economico non è profondo come ai tempi di Roma ma
persiste ancora oggi.
Continuano ad esserci zone per così dire “malfamate”
dove abitano ragazzi o famiglie meno abbienti con i quali i più ricchi tendono
a creare un distacco.
I quartieri come possiamo vedere sono molto diversi e
anche le abitazioni in cui vivevano lo sono: le insulae, abitate dai plebei e
le domus,abitate dai patrizi.
· 1. Insulae:grandi edifici a più piani a più
piani(generalmente da tre a sei)
· 2. Domus:case indipendenti a uno o due piani.
Edifici a più piani: le insulae
Le insulae romane erano
degli edifici più modesti dove viveva la maggior parte della popolazione. Il
loro nome deriva dal fatto che erano separate dalle altre abitazioni e poste
come a formare delle isole indipendenti. Si tratta di dimore a più
piani,comunicanti tra loro tramite delle scale strette.
Esse nascono dall’esigenza di offrire alloggio ad una popolazione in continuo aumento,ma spesso questa contingente necessità portò a non rispettare particolari regole sulle distanze da tenere tra gli edifici e sulla loro ubicazione; questo li portava ad essere spesso molto vicini tra loro, venendo a creare vicoli molto stretti che, specie la sera, divenivano il rifugio ed il gabinetto di barboni, ubriachi, malintenzionati e senza tetto: a Roma non dormivano per le strade solo i barboni o gli ubriachi, ma anche intere famiglie di quella che oggi definiremmo la classe media, che non potendosi permettere il rincaro semestrale, in attesa di trovare un nuovo alloggio, si adattavano a dormire in uno dei numerosi vicoli. Il fenomeno dell'urbanesimo sempre crescente, la necessità di sfruttare lo spazio, la miseria di gran parte della popolazione cittadina, determinarono, nel corso dei secoli, l'accrescersi di questo tipo di dimore che furono uno dei più chiari esempi di discutibile organizzazione municipale, ma anche di arricchimento personale. Esse sfruttano infatti,come i nostri attuali condomini,lo spazio in altezza e diventano presto il tipo di abitazione più diffuso a Roma.
Questi palazzi erano inoltre poco sicuri,esposti al rischio di incendi,in quanto retti da strutture lignee,e di crolli,perché costruiti con materiali scadenti. Il muro aveva uno spessore non superiore ai 45 cm,questo li rendeva poco stabili. Ogni insula poteva arrivare a contenere fino a 200 persone.
In esse avveniva una divisione sociale per piani,più si saliva di piano e più si apparteneva ad una classe sociale bassa. Si può dire infatti che esse potevano essere divise in due categorie:quelle più signorili dove alloggiava la gente appartenente alla classe media (funzionari,mercanti,piccoli industriali) e quelle più popolari destinate al proletariato. Nelle prime il pianterreno costituiva un’unità abitativa che assumeva l aspetto e i vantaggi di una casa signorile,una piccola domus. Nelle seconde invece il pianterreno era di solito occupato da magazzini e botteghe,chiamati in generale tabernae,dove i bottegai (tabernarii) non solo lavoravano,ma vivevano e dormivano.
Esse nascono dall’esigenza di offrire alloggio ad una popolazione in continuo aumento,ma spesso questa contingente necessità portò a non rispettare particolari regole sulle distanze da tenere tra gli edifici e sulla loro ubicazione; questo li portava ad essere spesso molto vicini tra loro, venendo a creare vicoli molto stretti che, specie la sera, divenivano il rifugio ed il gabinetto di barboni, ubriachi, malintenzionati e senza tetto: a Roma non dormivano per le strade solo i barboni o gli ubriachi, ma anche intere famiglie di quella che oggi definiremmo la classe media, che non potendosi permettere il rincaro semestrale, in attesa di trovare un nuovo alloggio, si adattavano a dormire in uno dei numerosi vicoli. Il fenomeno dell'urbanesimo sempre crescente, la necessità di sfruttare lo spazio, la miseria di gran parte della popolazione cittadina, determinarono, nel corso dei secoli, l'accrescersi di questo tipo di dimore che furono uno dei più chiari esempi di discutibile organizzazione municipale, ma anche di arricchimento personale. Esse sfruttano infatti,come i nostri attuali condomini,lo spazio in altezza e diventano presto il tipo di abitazione più diffuso a Roma.
Questi palazzi erano inoltre poco sicuri,esposti al rischio di incendi,in quanto retti da strutture lignee,e di crolli,perché costruiti con materiali scadenti. Il muro aveva uno spessore non superiore ai 45 cm,questo li rendeva poco stabili. Ogni insula poteva arrivare a contenere fino a 200 persone.
In esse avveniva una divisione sociale per piani,più si saliva di piano e più si apparteneva ad una classe sociale bassa. Si può dire infatti che esse potevano essere divise in due categorie:quelle più signorili dove alloggiava la gente appartenente alla classe media (funzionari,mercanti,piccoli industriali) e quelle più popolari destinate al proletariato. Nelle prime il pianterreno costituiva un’unità abitativa che assumeva l aspetto e i vantaggi di una casa signorile,una piccola domus. Nelle seconde invece il pianterreno era di solito occupato da magazzini e botteghe,chiamati in generale tabernae,dove i bottegai (tabernarii) non solo lavoravano,ma vivevano e dormivano.
Le strutture delle insulae potevano essere in legno o in muratura. Esternamente, quelle in muratura e miste, erano costituite da mattoni che venivano solitamente ricoperti da un intonaco protettivo di colore bianco-crema, che le rendeva molto luminose, illuminando di luce riflessa i vicoli e i portici circostanti. Sopra ogni finestra c’era una linea di mattoni rossicci che disegnava un piccolo arco,che dava un tocco ti eleganza alla struttura. Lungo il primo piano poteva esserci uno stretto balcone, chiamato maenianum, che univa tutti gli appartamenti del piano: un piccolo lusso per i suoi proprietari, che gli consentiva di uscire a prendere un po' d'aria e di luce.
Il primo piano era quindi la domus, l'appartamento più signorile dell'insula. Non era grande come la domus dei ricchi, ma era di tutto rispetto. Esse mostravano un primo ingresso, un soggiorno (tablinum), una sala da pranzo (triclinium) e le camere da letto (cubicola). Le pareti erano molto colorate. L'appartamento aveva molte finestre vetrate,lusso che potevano permettersi in pochi considerato un materiale pregiato e costoso.
I pavimenti erano di solito ricoperti da mosaici. Quelli di servizio o destinati ai domestici erano normalmente costituiti, invece, da lastre di terracotta o da mattoni a spina di pesce
Il modo in cui si
mangiava in casa nella vita di tutti i giorni era esattamente come da noi oggi:
seduti accanto a un tavolo.
Manca
però la cucina come la intendiamo noi oggi: in questi appartamenti poteva
essere posizionata in qualunque stanza o addirittura in un angolo, in quanto
era costituita da un semplice braciere con dei fornelli in bronzo.
I piani superiori dell'insula erano raggiungibili tramite una scala interna, costituita da gradini di mattoni, messi in fila.
Ogni piano era composto da numerosi appartamenti piuttosto angusti, areati da finestre, ma l'aria comunque circolava poco, specie per le scale; gli appartamenti erano per lo più di piccole dimensioni, con stanze strette, buie, fredde d'inverno e calde d'estate: le finestre infatti non avevano vetri ma solo sportelli di legno, teli o pelli traslucide, e quindi in inverno bisognava scegliere se bagnarsi con la pioggia e morire di freddo o stare al buio. Le stanze erano quasi senza mobili e non avevano funzioni specifiche come nelle domus: spesso, quindi, uno stesso locale fungeva da stanza da pranzo e da letto.
Mancavano, inoltre, di tubi di scarico, di gabinetti, di cucine e di riscaldamento. Le grandi fogne di cui Roma andava superba non erano collegate alle abitazioni più affollate.
Non c'erano quindi molte comodità: solo gli appartamenti signorili del pianterreno erano collegati all'acquedotto e alla rete fognaria; gli altri erano senz'acqua e senza servizi igienici. Bisognava fare numerosi viaggi per andare a prendere l'acqua alla fontana pubblica.
I piani superiori dell'insula erano raggiungibili tramite una scala interna, costituita da gradini di mattoni, messi in fila.
Ogni piano era composto da numerosi appartamenti piuttosto angusti, areati da finestre, ma l'aria comunque circolava poco, specie per le scale; gli appartamenti erano per lo più di piccole dimensioni, con stanze strette, buie, fredde d'inverno e calde d'estate: le finestre infatti non avevano vetri ma solo sportelli di legno, teli o pelli traslucide, e quindi in inverno bisognava scegliere se bagnarsi con la pioggia e morire di freddo o stare al buio. Le stanze erano quasi senza mobili e non avevano funzioni specifiche come nelle domus: spesso, quindi, uno stesso locale fungeva da stanza da pranzo e da letto.
Mancavano, inoltre, di tubi di scarico, di gabinetti, di cucine e di riscaldamento. Le grandi fogne di cui Roma andava superba non erano collegate alle abitazioni più affollate.
Non c'erano quindi molte comodità: solo gli appartamenti signorili del pianterreno erano collegati all'acquedotto e alla rete fognaria; gli altri erano senz'acqua e senza servizi igienici. Bisognava fare numerosi viaggi per andare a prendere l'acqua alla fontana pubblica.
Quanto ai rifiuti,venivano eliminati di notte gettati giù
dalle finestre o deposti in cisterne coperte in fondo alla tromba delle scale
dove, periodicamente, venivano prelevate da contadini in cerca di letame o da
spazzini. Un'enorme giara (dolium) piazzata nei sottoscala serviva a raccogliere le urine
degli affittuari degli appartamenti: ognuno di questi vi svuotava il proprio
vaso da notte.
I giovani che vivevano nelle insulae non andavano a scuola
perche,appartenendo ad un ceto sociale basso, non potevano permetterselo.
Adesso le persone che vivono negli edifici a più piani non sono giudicate più
come appartenenti ad un ceto basso,perché l evidente distinzione tra i ceti
sociali è andata negli anni sempre più diminuendo; oggi i giovani residenti in
queste abitazione hanno maggiori possibilità ed uno stile di vita completamente
differente. Possiamo vedere infatti come i ragazzi e le ragazze che abitano in
un condominio possono andare a scuola ed usufruire senza problemi di un
gabinetto con uno scarico e dell’elettricità.
Le domus romane
Quali sono gli elementi in comune di queste
due abitazioni?
Naturalmente i materiali utilizzati e i metodi di
costruzione sono diversi, ma considerando la maestosità di entrambe le
abitazioni i proprietari devono per forza appartenere a un ceto sociale molto
alto. Così come allora grazie alla forma e allo stile della casa possiamo
capire bene di quale classe fa parte una data persona. Precedentemente, queste
signorili dimore venivano chiamate domus, adesso ville.
·
Le domus romane erano senz’altro case lussuose.
Avevano tutte uno schema ben preciso. Si accedeva all’edificio tramite una
porta d’ingresso per mezzo di un lungo corridoio. L’ abitazione si sviluppava intorno ad un atrio centrale.
Dall’atrio si passava poi al locale principale,una sorta di salotto. Poi
c’erano altre diverse stanze come: la sala da pranzo,stanze da letto,una sala
di lettura e spesso un piccolo tempio.
·
Le ville odierne non hanno tutte una struttura
uguale, ma grazie alla descrizione precedente possiamo notare che la
somiglianza è molta.
Un’altra domanda che può venirci in mente potrebbe essere:
come i ricchi giovani romani trascorrevano il tempo all’interno della domus?
A 12 anni i maschi iniziavano il secondo livello di
istruzione con il “grammatico”, un insegnante
che veniva generalmente dalla Grecia, dall’Asia o
dall’Egitto. Il grammatico impartiva lezioni di lingua e letteratura greca e
latina, storia, geografia, fisica e astronomia.
Le femmine invece, quando considerate adulte, imparavano
il mestiere di casalinga: imparavano a filare, tessere e a dirigere i lavori
domestici svolti dagli schiavi.
Le famiglie più ricche non mandavano i loro figli alla
scuola del grammatico perché esse potevano permettersi maestri privati e
potevano addirittura comprarli.
Come noi oggi, i giovani romani trascorrevano quasi metà
della loro giornata a scuola.
I ricchi giovani romani si alzavano presto la mattina, si
lavavano presso i bagni privati che nelle domus era uno o al massimo due, in quanto spesso nelle grandi
ville i più ricchi possedevano anche delle terme. Sovente i ragazzi più grandi usavano acqua e
rasoio di ferro e bronzo e poi gli schiavi con la pinzetta toglievano i peli
superflui.
Le ragazze avevano le ornatrices “ornatrici” che arricciavano
i capelli con i pettine o il calamistrum, uno stilo di ferro scaldato in una
guaina di metallo sotto la cenere ardente.
Questo stile di vita non è così lontano dal nostro in
quanto anche oggi noi ragazzi ci dedichiamo molto alla cura del corpo.
Dopo la mattinata scolastica i ragazzi più ricchi si
dirigevano verso le loro terme private, dove si riunivano con altri ragazzi e
spesso si tenevano anche delle feste. All’interno delle terme si trovava anche
un centro sportivo,dove si tenevano gare di lotta,lancio del giavellotto o del
disco. Le ragazze giocavano a palla o con il volano.
A volte c’erano anche piccoli teatri per ascoltare poesie
e musica.
I ragazzi più tranquilli che amavano la calma passavano il
tempo presso i loro maestosi giardini dove si trovavano opere e statue.
I romani,sia ragazzi che ragazze,che dormissero nella
stessa stanza o in stanze separate,in inverno o estate che fosse, riposavano
indossando la biancheria intima. Dormivano quasi sempre in camere distinte, con
letti singoli in legno tornito e intarsiato o decorato a smalti, o tinteggiato
a colori vivaci.
Se la vita del cittadino plebeo comune tendeva a svolgersi
nei grandi spazi pubblici, quella delle classi superiori tendeva a chiudersi
nelle grandi dimore in cui il ricco
romano profondeva tesori, e dove preziose opere d arte arredavano gli ambienti
resi confortevoli da impianti di riscaldamenti paragonabili a quelli moderni.
I romani sono i nostri lontani antenati, i quali hanno
fondato le radici della attuale società, quindi non possiamo sentirci
completamente estranei al loro modo di vivere. Analizzando il comportamento dei
giovani romani si può dedurre che esso non è diverso dal nostro, i tempi sono
cambiati, ma i principi e le idee rimangono quelle. Di qualunque epoca si parli
se si è giovani si è giovani sempre e
ovunque.
Case di villeggiatura romane
Nel I° secolo dopo Cristo Roma contava oltre
1 milione di abitanti; un numero impressionante per l’epoca. La vita in città
risultava, quindi, spesso logorante e dannosa per la salute: sovraffollamento,
traffico, confusione, rumori, fumi causavano stress e malessere tra la
popolazione, stimolando coloro che ne avevano la possibilità ad allontanarsi
dalla capitale dell’impero per raggiungere località più tranquille e congeniali
al riposo. La maggior parte dei cittadini benestanti disponeva di una o più
ville in campagna; in queste residenze rurali, accanto alle strutture dedicate
all’attività agricola e occupate dalla famiglia del fattore e dagli schiavi,
sorgevano spazi appositamente riservati all’ozio del proprietario.
Verso la fine dell’età repubblicana, molte
delle grandi villae rusticae persero man mano l’originaria funzione di dimore
padronali di campagna e furono trasformate in suntuose ville, diventando case
“per le vacanze” e per grandi feste. Le villae si caratterizzavano per il
perystilium, cioè il giardino, circondato da portici colonnati a due piani su
cui si aprivano le stanze. Inoltre, all’interno della casa, potevamo trovare
diverse stanze come l’oecus (sala per i banchetti), l’exedra (sala per ricevere
gli ospiti),la biblioteca, il solarium (terrazza) e la diaeta (un padiglione
per l’ascolto della musica).
Diverse erano le località; tra queste le più
famose iniziavano nei laghi del Nord Italia fino ad arrivare alla Sicilia. Una
meta molto importante era l’isola di Capri, infatti ricorderemo che
l’imperatore Tiberio si è rifugiato proprio su quest’isola facendola diventare
una suntuosa villa imperiale.
Diversi documenti come la versione “Due ville
sul lago di Como” di Plinio il Giovane, citano più volte queste case di
villeggiatura, descrivendone addirittura la posizione e le emozioni che suscitano nello scrittore.
“La prima è collocata sopra delle pietre, come si usa a Baia e affaccia sul
lago; l’altra sfiora il lago. Entrambe offrono la loro gaiezza e per me, padrone,
piacevoli sono le differenze […] La prima che è situata su sassi presso il
bosco. mi rallegra perché ha un
porticato spazioso, e dal colle lascia vedere i pescatori, l’altra, che è nei
pressi dell’acqua, mi rallegra poiché rompe le onde e ha un viale diritto sulla
riva”.
I ragazzi
romani dopo aver finito il loro periodo
scolastico, si davano finalmente alla “libertà”e spesso si rifugiavano in
queste villae rusticae, costruite al di fuori della città, proprio per
distaccarsi dalla vita quotidiana. In queste villae i giovani romani,con la
famiglia e non solo,passavano la maggior parte del loro tempo libero,solitamente
passeggiando,giocando e frequentando le terme. I posti più frequentati erano: i
giardini imperiali,gentilmente concessi dal sovrano,i Fori e le basiliche. Uno
dei loro passatempi preferiti era proprio il gioco d’azzardo che era però proibito
da sempre tranne nel periodo dei Saturnali (il nostro Carnevale); fortuntamente
erano ammesse le scommesse durante i giochi sportivi e i combattimenti,ma
questo però non era molto praticato dai giovani che,durante il loro tempo
libero,si dedicavano allo sport. Tra i più praticati troviamo il trigon che
consisteva nel disporsi a triangolo e lanciarsi con una piccola rete o con le
mani,una piccola palla di crine. Ovviamente la distinzione tra i ceti sociali
era molto marcata a quei tempi,ed è questo il motivo per cui,soltanto chi
faceva parte di un alto ceto sociale,poteva permettersi una vacanze nelle
villae rusticae,infatti queste erano di proprietà privata.
Queste ville corrispondono alle odierne case
situate vicino al mare,in cui giovani e famiglie, trascorrono gran parte del
loro tempo libero e delle loro vacanze. Anche noi giovani d’oggi,come gli
antichi romani ci dedichiamo allo sport e alle passeggiate. Infatti possiamo
affermare che non ci sono sostanziali differenze tra i giovani di una volta e i
giovani d’oggi perché il passatempo preferito dai giovani è sempre stato,sin
dall’antichità,quello di praticare sport all’aperto e fare lunghe passeggiate
in compagnia di amici.Arianna Consolo
Alessia Costa
Greta Serrano
Alessandra Sgroi
2G Liceo Scientifico Galileo Galilei
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