Anche
se la cultura a Roma era tenuta in larga considerazione, la scuola non si
affermò molto.
Il
suo sorgere è da attribuirsi al contatto con la civiltà Greca. Fino ad allora
l'educazione dei bambini era affidata ai genitori, la madre li educava ai buoni
sentimenti e il padre, o paterfamilias, si occupava dello sviluppo fisico e
insegnava loro la lettura, la scrittura e le leggi dello Stato. Col crescere
della potenza di Roma, circa nel II secolo a.C., cambiarono le cose. I ragazzi
venivano affidati a un Pedagogo, uno schiavo istruito che accompagnava il
bambino durante tutta la giornata e insegnava i rudimenti dell'aritmetica, della scrittura e
della lettura.
Questo
trattamento era riservato solo alle famiglie ricche. Per i più poveri la
situazione era diversa. Essi mandavano i loro figli nelle scuole pubbliche,
largamente frequentate anche dai ricchi. Il maestro insegnava non in grandi
edifici, ma in una stanzetta provvista solo di sgabelli e di una cattedra. Il
maestro detto "Litteratores" o "Praeceptores" o
"Ludimagister" raccoglieva un numero di alunni dai sette ai dodici
anni ed il suo compito era insegnare a leggere e scrivere.
L'aritmetica
nell'antica Roma comprendeva due cose: saper fare i conti utilizzando il
trittico e saper riportare i calcoli sul foglio. La scuola, anche se pubblica,
non era, come oggi, statale, bensì libera a tutti, infatti i maestri non erano
stipendiati dallo Stato, ma dagli stessi genitori. Molti bambini sia maschi che
femmine smettevano di studiare proprio a quest'età, avendo ormai raggiunto un
livello di cultura soddisfacente per il tempo.
La
seconda tappa dello studio dei giovani andava dai dodici ai quattordici anni, i
ragazzi di questa fascia prendevano lezione dal "Grammaticus". Era
raro che una femmina prendesse lezione dal "Grammaticus" perché a quest'età erano già
sposate. L'anno scolastico cominciava a marzo, dopo le Quinquatrus, feste
dedicate alla dea Minerva. Vi erano vacanze durante le feste, ogni nove giorni
per le "nundinae" e in estate per due mesi circa. I ragazzi si
recavano a scuola accompagnati da uno schiavo. Nei giorni di vacanza, e in
generale nel tempo libero, non avevano il tempo di divertirsi e di riposarsi. A
Roma la ginnastica non rientrava nelle materie scolastiche, infatti i maschi
intorno ai sedici anni venivano indirizzati all'addestramento militare. Di
notevole importanza è analizzare il rapporto alunno-maestro. Il maestro era
considerato dai genitori colui a cui spettava il compito di educare l'animo dei
giovani. Non erano rare le punizioni con fruste e con sferze. Gli alunni
avevano paura dei propri insegnanti, ma non si può dire che ne avessero per
questo anche stima: solo paura. Ma non tutti i maestri erano violenti, ad
esempio non lo erano i seguaci di Quintiliano nella sua "Institutio
Oratoria".
Paola
Cosentino – Roberta Gambacurta – Giovanni Paratore – Causalya Sivalingam –
Damiana
Torrisi.
IL DIVERTIMENTO NELL'ANTICA ROMA
I Romani non amavano particolarmente il
divertimento, perché era considerato un'attività improduttiva.
I Romani avevano tutto un modo loro di
divertirsi, il momento più atteso era quello della cena.
Lo svago tardò molto ad essere inserito
all'interno della cultura romana, anche se successivamente gli spettacoli
assunsero, nell'età imperiale, una tale importanza da essere considerati gli
unici veri spettacoli.
Il divertimento era diverso secondo le
classi sociali. Nel III secolo d.C.
iniziarono a essere organizzati dei giochi di gladiatori in onore dei morti.
Questo genere di spettacolo era di provenienza etrusca ed aveva un carattere
religioso. Uomini politici lo trasformarono presto in uno dei più potenti mezzi
di propaganda elettorale. Per essere eletti dovevano organizzare a proprie
spese spettacoli grandiosi. Questi spettacoli venivano svolti nei teatri e negli
anfiteatri. I gladiatori, ossia "combattenti", che erano i
protagonisti dei loro spettacoli, erano solitamente prigionieri di guerra
scelti per la loro robustezza e addestrati in scuole speciali a combattere fino
alla morte. Gli spettatori, se non contenti della vittoria, potevano utilizzare
il pugno col pollice rivolto verso il basso.
Altri spettacoli con una forte
attrazione erano quelli di animali selvaggi in lotta tra loro o contro uomini
armati. Ancora c'erano le naumachie che consistevano nelle battaglie navali.
Un altro momento molto atteso nella vita dei
Romani era quello dedicato alle terme, che spesso precedeva la cena. Era
infatti nei vari edifici termali che i Romani si incontravano per parlare e
rilassarsi, qua venivano anche a fare attività fisica nelle cosiddette
"spheristerium". Il popolo trascorreva il proprio tempo libero con
altri divertimenti, infatti si sono ritrovate un'infinità di testimonianze che
hanno contribuito a ricostruire i vari tipi di svaghi da loro praticati, dai
giochi per i bambini, per lo più caratterizzati dai giocattoli, a quelli degli
adulti con i giochi di abilità, d'azzardo e sportivi.
LA SCUOLA OGGI
La scuola è un'istituzione
relativamente recente. Nacque nell'età moderna, si diffuse nell'Illuminismo, ma
si affermò definitivamente nell'Ottocento. Oggi l'educazione consiste
nel'insegnare all'alunno cose sempre nuove per istruirlo e prepararlo per il
futuro mondo del lavoro. All'epoca dei nostri nonni la scuola era diversa da
quella nostra di oggi: un esempio era l'ordine e l'educazione nella classe.
Una volta nelle scuole c'era un
unico insegnante e una sola aula, gli scolari si riunivano attorno al camino
per stare al caldo, oggi ci sono i termosifoni e gli studenti sono divisi per
classi con più di dieci insegnanti. Prima il pavimento scricchiolava e i
ragazzi sedevano tre o quattro in un solo banco. La scuola "ieri"
veniva paragonata ad un tempio, dove c'era grande rispetto tra insegnanti e
alunni, i banchi erano allineati alle righe delle mattonelle, posti a coppie,
inoltre era vietato spostarli e sporcarli, per arrivare alla cattedra bisognava
salire un gradino, per far vedere quanto era importante l'immagine del
professore o del maestro, tutte cose che adesso non esistono più.
In Italia il sistema scolastico si
divide in:
·
una
scuola dell'infanzia,
·
una
scuola primaria della durata di cinque anni,
·
una
scuola secondaria di primo grado che dura tre anni,
·
una
scuola secondaria di secondo grado che dura tre o cinque anni, che ha la facoltà di consolidare, riorganizzare ed
accrescere le capacità e le competenze acquisite dall'allievo durante tutto il
ciclo ordinario di istruzione.
Leonardo Di Dio
Deborah Palici
Giovanni Russo
Giorgia Secondo
IL DIVERTIMENTO OGGI
Tanto tempo fa, quando i nostri nonni erano ancora piccoli, riuscivano
a divertirsi con poche cose, bastava loro semplicemente uscire fuori, magari fare una
passeggiata e, perché no, usare l'immaginazione per stare in compagnia.
Oggi invece con il termine divertimento si intende “sballarsi” fra
alcool, droghe e cose simili che servono solo per rovinare la vita, non solo la
vita propria, ma anche quella altrui. Oggi i divertimenti sono anche la
playstation, la wii, il cellulare, il computer che sono degli aggeggi
elettronici che danneggiano ancora di più i ragazzi, oramai lo sviluppo
tecnologico ha cambiato il mondo. Un luogo comune che viene usato per
divertirsi è la discoteca, dove si va per ballare e per staccare dalla solita
vita. Il luogo di certo non è tra i più sicuri e a volte si esagera con l'alcool. La parola
stessa “ divertimento” di suo sta a significare tanto ed è sicuramente la cosa
più bella che ci possa essere e certamente lo è ancora di più se ci si diverte
in compagnia, senza arrecare danno a nessuno e neanche a se stessi.
Paola Cosentino
Stefania Musarra
Federica Pecora
Giovanni Russo
Nevaethaa Sellappa
2A Turistico Istituto Tecnico De Felice Giuffrida
2A Turistico Istituto Tecnico De Felice Giuffrida
sono allibitols
RispondiElimina
RispondiEliminache schifù